- sudorazione improvvisa
- tremore
- sensazione di soffocamento, dispnea (respirazione alterata per ritmo o frequenza)
- parastesie (alterazione della sensibilità degli arti o di altre parti del corpo)
- derealizzazione (sensazione di percepire in modo distorto il mondo esterno)
- depersonalizzazione (sensazione di “scollegamento” dal proprio corpo o dai propri processi mentali)
- dolore al petto
- brividi o vampate di calore
- nausea
- “testa leggera”
- paura di morire o di impazzire
Durante un attacco di panico, pensieri catastrofici automatici e incontrollati riempiono la mente della persona, che ha quindi difficoltà a pensare chiaramente e teme che tali sintomi siano veramente pericolosi.
Alcune persone sono convinte della presenza di una malattia non diagnosticata e pericolosa per la vita (per es., cardiopatia, epilessia) e i ripetuti esami medici nonchè le rassicurazioni degli specialisti e parenti non convincono dello stato di salute e alimentano la percezione di vulnerabilità. Alcune volte i sintomi dell’attacco di panico sono confusi con manifestazioni di “pazzia” o “perdita di controllo” o “instabilità emotiva”.
Gli episodi di attacco di panico sono descritti da chi li ha vissuti come un’esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata. La paura diventa sempre più forte e dominante.
Un singolo episodio sfocia frequentemente in un vero e proprio disturbo di panico alimentato dalla paura che possa ripresentarsi una condizione simile, generando “paura della paura”.
La persona che soffre di attacchi di panico si preoccupa delle possibili implicazioni o conseguenze degli attacchi e cambia il proprio comportamento in conseguenza, principalmente evitando le situazioni in cui possano verificarsi.
Per far fronte all’imprevedibilità degli attacchi, la persona teme di frequentare luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile, o imbarazzante. allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto. Con il passare del tempo diventa pressoché impossibile uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda…
Nelle situazioni più lievi le persone mantengono una propria autonomia ma a fronte di elevato sacrificio.
L'evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo dei suoi attacchi di panico, costringendo spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque, con l’inevitabile senso di frustrazione che deriva dall’essere dipendente dagli altri.